Notizia del giorno: creato “Corso di Laurea in Influencer Marketing”. Ed è subito sagra dell’insulto a Ferragni & CO.
Proviamo per un attimo ad analizzare la notizia andando oltre il titolo acchiappa clic da testate online.
Due premesse: non sono un amante dell’influencer marketing (anzi) né voglio fare un ragionamento legato al mondo dell’istruzione e dell’educazione.
Tuttavia credo sia dovere di chi lavora in questo settore provare a fare un attimo di chiarezza.
Iniziamo con qualche numero.
C’è un 24% di brand e aziende che spende, oggi, più di 30mila dollari in influencer marketing (sono, per lo più, aziende da oltre 500 dipendenti). Oltre il 36% di realtà, anche di dimensioni moderate, spende invece tra i 10mila e i 30mila dollari (clicca qui per altri dati).
Corso di laurea in Influencer Marketing: considerazioni personali
A seguire qualche considerazione utile.
Punto 1.
Influencer NON significa: ragazzo/ragazza che mette foto seminude su Instagram per sponsorizzare prodotti.
Influncer è persona in grado di influenzare il processo di acquisto della sua community.
Ci sono ragazzi che creano progetti interessanti legati alla cultura, all’economia, alla sostenibilità, a tematiche davvero importanti.
Ci sono ragazzi che diffondono valore: sui Social siamo noi che decidiamo di seguire.
Punto 2.
Esistono due tipi di influencer: quelli veri e i fuffaioli, come li chiamo io.
Quella dell’influencer, se fatta seriamente, è una vera professione.
Che piaccia o meno, servono competenze in comunicazione, marketing, pubbliche relazioni, editing, creatività per produrre contenuti di valore e per farlo con costanza (a prescindere dal contenuto stesso).
Le foto pubblicate su Instagram sono solo la punta dell’Iceberg.
Punto 3.
Oggi il concetto di influencer sta migrando verso quello di creator.
Le aziende più smart oggi cercano persone capaci di produrre contenuti di qualità dove inserire il proprio brand.
Molti si rivolgono ai micro-influencer e hanno iniziato a capire quali sono i veri numeri che contano, grazie anche a ragazzi di Ninjalitics.
Detto questo suggerisco la lettura di questo articolo di Riccardo Esposito in cui trovate molte informazioni interessanti sul concetto di influencer e soprattutto sul piano del corso di studi.
Perché forse, inserire l’influencer marketing in un percorso accademico in un’ottica di creazione di una professionalità più attenta e consapevole, non è del tutto detto sia una cattiva idea…